VERSO UNA NUOVA FIGURA DI AMMINISTRATORE DI CONDOMINIO: LA POSIZIONE DI ANAI SULLA PROPOSTA DI OBBLIGO DI LAUREA ED ELENCO NAZIONALE
- Il contesto: una riforma che alza l’asticella
Negli ultimi anni la gestione dei condomìni è diventata sempre più complessa: adempimenti fiscali, sicurezza degli edifici, bonus edilizi, transizione energetica, digitalizzazione dei processi. L’amministratore non è più un “semplice” gestore di spese comuni, ma una figura chiamata a coordinare aspetti giuridici, tecnici, contabili e relazionali.
In questo scenario si inserisce la proposta di legge presentata alla Camera (Atto n. 2692), che punta a riformare in profondità la disciplina dell’amministratore di condominio, introducendo – tra le misure più discusse – l’obbligo di laurea ed un elenco nazionale ufficiale presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
- Le principali novità della proposta
In base alle anticipazioni e agli approfondimenti già pubblici, la riforma prevede alcuni pilastri fondamentali:
2.1 Obbligo di laurea per tutti gli amministratori
L’accesso alla professione verrebbe subordinato al possesso di almeno una laurea triennale in ambito giuridico, economico, gestionale o comunque affine (ad esempio classi L-14, L-18 o titoli equipollenti).
Elemento di forte discontinuità: il requisito varrebbe anche per l’amministratore “interno”, cioè per il condomino che oggi può assumere l’incarico senza particolari titoli di studio, sfruttando le attuali eccezioni di legge.
2.2 Formazione iniziale e aggiornamento continuo
Accanto al titolo accademico, la proposta rafforza l’obbligo di:
- corso di formazione iniziale per chi intende intraprendere l’attività;
- aggiornamento periodico (almeno annuale), con programmi strutturati su normativa, sicurezza, contabilità e gestione dei conflitti.
L’obbligo formativo riguarderebbe tutti, inclusi i condomini che amministrano il proprio stabile.
2.3 Elenco nazionale degli amministratori di condominio
Presso il MIMIT verrebbe istituito un elenco nazionale degli amministratori, con funzioni di:
- certificazione dei requisiti (titolo di studio, formazione, onorabilità);
- tracciabilità dei professionisti attivi;
- eventuali sanzioni disciplinari e sospensioni.
L’elenco diventerebbe il punto di riferimento per i condòmini che devono scegliere un amministratore.
2.4 Revisore contabile condominiale e controlli più severi
La proposta interviene anche sul controllo dei conti condominiali, prevedendo:
- una figura specifica di revisore condominiale, con requisiti propri;
- standard minimi per la revisione dei bilanci, specie nei complessi medio-grandi;
- maggiore tracciabilità delle movimentazioni e dei fondi per lavori straordinari.
- Il punto di vista di ANAI: opportunità e criticità
Come associazione di categoria, ANAI riconosce nella proposta alcuni elementi positivi, ma anche diverse criticità da gestire.
3.1 Aspetti positivi
- Professionalizzazione della figura
L’obbligo di un percorso di studi e di formazione continua va nella direzione, da anni auspicata, di riconoscere l’amministratore come professionista a pieno titolo, con competenze comparabili ad altre professioni regolamentate.
- Maggiore tutela per i condòmini
Standard più elevati di accesso e controlli più efficaci possono tradursi in:
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- minore improvvisazione;
- rendicontazioni più trasparenti;
- riduzione del contenzioso.
- Valorizzazione di chi si forma da tempo
Gli amministratori che già investono in corsi, aggiornamenti e certificazioni vedrebbero finalmente riconosciuto il proprio impegno professionale.
3.2 Criticità da affrontare
- Impatto su chi già esercita
Una transizione troppo brusca rischia di mettere fuori gioco numerosi professionisti esperti ma privi di laurea, che negli anni hanno maturato competenze concrete e costruito un rapporto di fiducia con i condòmini.
- Gestione degli amministratori interni
L’estensione dell’obbligo di laurea anche ai condomini che amministrano “in proprio” pone un problema pratico:
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- nei piccoli condomìni, soprattutto in centri minori, potrebbe diventare difficile trovare figure in possesso dei nuovi requisiti;
- un irrigidimento eccessivo potrebbe spingere verso soluzioni di fatto irregolari.
- Carico di costi e adempimenti
Formazione obbligatoria, polizze assicurative e requisiti formali, se non ben calibrati, possono tradursi in maggiori costi per il condominio, che inevitabilmente si riflettono sulle quote dei proprietari.
- Le proposte di ANAI
Per conciliare l’obiettivo di innalzare la qualità della professione con l’esigenza di una transizione sostenibile, ANAI propone:
- Regime transitorio chiaro e di durata adeguata
- Riconoscimento dell’esperienza pluriennale documentata come requisito in parte compensativo del titolo di laurea;
- percorsi di riqualificazione dedicati per gli amministratori già attivi (es. master brevi o corsi universitari ad hoc).
- Percorsi formativi costruiti insieme alle associazioni
Le associazioni di categoria devono avere un ruolo attivo:
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- nella definizione dei contenuti minimi della formazione;
- nella collaborazione con università e enti accreditati;
- nella certificazione delle competenze.
- Tutela dei piccoli condomìni e delle realtà periferiche
- Possibilità di regimi semplificati o misure specifiche per i contesti dove è difficile reperire professionisti;
- promozione di strumenti digitali che riducano tempi e costi di gestione.
- Valorizzazione etica e deontologica
La laurea, da sola, non garantisce correttezza e trasparenza.
ANAI sottolinea l’importanza di:
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- codici deontologici chiari;
- organismi disciplinari efficaci;
- percorsi di formazione anche su etica, relazioni umane e gestione dei conflitti.
- Conclusioni: un’occasione da non sprecare
La proposta di riforma sugli amministratori di condominio rappresenta una svolta potenziale per l’intero settore. L’obbligo di laurea, la formazione strutturata e l’elenco nazionale possono contribuire a:
- rafforzare la fiducia dei condòmini;
- ridurre l’improvvisazione;
- dare piena dignità professionale all’amministratore.
Allo stesso tempo, ANAI ritiene fondamentale che il legislatore:
- ascolti la voce degli operatori del settore;
- preveda un percorso graduale, che non disperda le competenze esistenti;
- valorizzi il ruolo delle associazioni nella costruzione di standard di qualità concreti e applicabili.
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